Anche la comprensione delle emozioni negative è importante, far finta di nulla non fa altro che ingigantire il problema e creare ansia e insicurezza. Le emozioni negate e non ascoltate, si manifesteranno in disturbi e malesseri di varia natura. A volte può anche succedere di sentire un malessere generalizzato, senza saperne la causa e l’origine; questo succede perché non ci siamo ascoltati.
Io ti aiuto ad allenare la tua intelligenza emotiva con esercizi specifici che ti permettono di riconoscere e percepire le tue sensazioni corporee e interne.
Le emozioni che, come sportivi, dobbiamo sapere gestire sono le seguenti: ansia, paura, rabbia, euforia, orgoglio. Le prime tre vengono considerate negative, mentre le altre due positive. In realtà, se portate all’eccesso, anche l’euforia e l’orgoglio possono creare danni e magari farci sottovalutare un atleta, salvo poi perderci, giocando contro. Paura, ansia e rabbia sono emozioni che possono abbassare la prestazione fisica. Ci portano a considerarci inferiori rispetto all’avversario e quindi ad avere delle prestazioni non soddisfacenti.
Tutte queste emozioni possono avere sia effetti positivi che negativi, a seconda del contesto e di come le utilizziamo; ad esempio, la rabbia può essere positiva perché spinge l’atleta a compiere un’azione veloce ed energica, come attaccare o sfidare, ma può avere anche un impatto negativo sulla performance, se prende troppo il sopravvento senza una corretta gestione.
Un’altra emozione da tenere in seria considerazione per l’atleta è l’ansia, ovvero la preoccupazione per una situazione che l’atleta pensa di non saper gestire e che quindi si trasforma in stress. Può essere ansia somatica (come la tensione muscolare) e/o in ansia cognitiva (fissazione del pensiero e preoccupazioni). Una certa dose di ansia è necessaria per attivare le giuste risposte muscolari e cognitive rendendo l’atleta pronto e scattante. Se però questa tensione è troppo alta, produce danni, come somatizzazioni varie a livello fisico, ormonale e psichico, poiché il corpo ha la percezione di una minaccia (reale o presunta). L’ansia porta una serie di alterazioni fisiche che esauriscono molto velocemente le risorse fisiche e mentali dell’atleta.
QUINDI….
Dobbiamo far entrare nella nostra vita più emozioni positive (gioia, felicità, divertimento) rispetto a quelle negative, perché il nostro benessere dipende da questo.
Ti faccio una domanda:
Secondo te sono gli eventi esterni che fanno nascere in noi l’emozione che proviamo o siamo noi che decidiamo quale emozione far nascere rispetto ad una situazione? Siamo noi che decidiamo quale emozione associare ad ogni evento, le nostre emozioni sono il modo in cui noi interpretiamo le cose!
I NOSTRI STATI D’ANIMO HANNO UN IMPATTO DIRETTO SUI NOSTRI RISULTATI
Gli stati d’animo condizionano anche il nostro corpo, infatti, il nostro umore influenza il nostro corpo, ad esempio quando siamo felici ci sentiamo carichi di energie, quando ci sentiamo tristi, sgorgano lacrime dagli occhi e tendiamo ad incurvarci con la schiena.
Dobbiamo, quindi, vedere le nostre emozioni come qualcosa di positivo, che ci fa imparare e migliorare.
PENSARE POSITIVO COME STRUMENTO PER VINCERE!
Aiuto gli atleti ad allenare la loro mente in modo da fargli vedere e sperimentare le capacità che possono portarli a raggiungere i loro obiettivi. Anziché farli concentrare sugli aspetti negativi che possono immaginare e arrecare danno alla prestazione sportiva, li faccio concentrare su quelli positivi. Il dialogo con sé stessi è molto importante perché ci condiziona, deve quindi essere positivo. Porto l’atleta a migliorare le prestazioni sportive, attraverso rilassamento, presa di coscienza del proprio corpo e delle proprie emozioni.
L’IMPORTANZA DEL DIALOGO POSITIVO INTERIORE
Tutti parliamo con noi stessi molto spesso (self-talk, che significa appunto “parlare con sé stessi”). Il dialogo con noi stessi ci condiziona, se pensiamo che una cosa sia vera, anche se in realtà non lo è, ci comporteremo, inconsciamente in modo che si realizzi l’ aspettativa che avevamo. Molti studiosi hanno notato che parlare da soli ad alta voce aiuta a rendere il messaggio molto più chiaro e deciso. Lo rendono reale, mentre con il pensiero tutto è più evanescente.
SE SI VOGLIONO OTTENERE BUONI RISULTATI, DOBBIAMO PENSARE POSITIVO! TUTTO È MIGLIORABILE PER L’ATLETA CHE CREDE IN SÉ STESSO!
OTTENERE UN SELF TALK POSITIVO!
Il pensiero negativo, come quello positivo, influiscono nello sport sulle performance dello sportivo, sulla sua autovalutazione, sull’approccio alla sfida; tutto ciò aumenta lo stress e l’ansia, aspetti deleteri per il rendimento.
La buona notizia è che ci sono delle tecniche (esercizi psicologici) per trasformare il nostro dialogo interiore da negativo a positivo. Questo contributo proviene dallo psicologo Jimmy Petruzzi, coach di PNL.
Tra queste tecniche:
- Fermare il pensiero: ferma i pensieri negativi quando arrivano, bloccali! Dobbiamo impartirci un vero e proprio ordine a voce alta!
- Comunicare con sé stessi in modo positivo; pensiamo a 4 frasi o parole negative che ci diciamo spesso e sostituiamole con 4 positive.
- Elastico: si tratta di tenere un elastico al polso e quando arriva un pensiero negativo, tiro e rilascio l’elastico che ho al braccio e questo mi arreca dolore fisico, che mi riporta alla realtà e alla consapevolezza di aver pensato a qualcosa di negativo.
- Trasformare un pensiero da negativo in positivo (divento consapevole dei pensieri negativi che mi sono auto-prodotta, interrompo il flusso di negatività , sostituisco frasi ottimistiche a quelle pessimistiche, cercando di pensare che le prime sono più veritiere delle seconde).
Praticando costantemente queste tecniche, piano piano l’atleta abbandona le abitudini negative che si innescano e adotta le abitudini positive.
Pensare positivo vuol dire convogliare tutta la nostra energia fisica e mentale in qualcosa di costruttivo. Oltretutto un pensiero negativo toglie energia mentale, fisica e concentrazione.
Il pensiero positivo diventa un allenamento mentale da sperimentare in una varietà di situazioni. Una volta imparato farà parte del nostro bagaglio e della nostra crescita personale. Ci possiamo allenare in una varietà di situazioni, dalle più facili alle più complesse, ma con il giusto allenamento, vedremo i risultati sul nostro cervello.
È uno strumento che ci spiega i passaggi del pensiero che possono portarci a trarre conclusioni sbagliate. Descrive il processo di pensiero che seguiamo per passare da un fatto ad un’azione.
Il processo è il seguente: selezioniamo i fatti da considerare, li interpretiamo, facciamo delle supposizioni in base alla nostra esperienza, senza valutarne la veridicità, traiamo conclusioni che si basano sui fatti interpretati e sulle nostre supposizioni, ci formiamo delle convinzioni, agiamo di conseguenza.
Ricordiamoci sempre che le nostre convinzioni ci fanno selezionare alcuni elementi della realtà e scartarne altri (magari più veritieri). Le nostre convinzioni si basano sulle nostre esperienze e quindi sulla realtà per come la interpretiamo noi.
Se sappiamo che esiste la scala di inferenza possiamo ragionare sulla nascita delle nostre convinzioni, possiamo valutare altre opzioni di pensiero, altri elementi della realtà e quindi evitare errori. Possiamo utilizzare la scala dell’inferenza in qualsiasi fase del nostro processo di pensiero ponendoci domande del tipo: “ è questa la conclusione giusta?”, “perché penso questa cosa”? “quali sono i fatti reali?” , “li sto prendendo in considerazione?”.
In ogni fase, chiediamoci COSA stiamo pensando e PERCHÉ. Mentre analizziamo ogni fase, potremmo aver bisogno di aggiustare il nostro ragionamento.
Calando questo ragionamento all’ambito sportivo, potrebbe esser accaduto di aver subito, ad esempio, un trauma nel gioco o ripetute situazioni negative e noi potremmo non riuscire a staccarci da quelle situazioni e pensieri negativi e quindi pensare che ciò che abbiamo vissuto, accadrà di nuovo. Questo può essere deleterio per la nostra performance, perché involontariamente ci condizionerà nella nostra prestazione futura. Iniziamo a pensare allora a quali erano le condizioni reali in cui mi trovavo le volte passate, se il mio stato mentale era il solito, che cosa ho pensato in quel momento e se potessi scegliere di poter pensare e fare qualcos’altro. Il motivo è che il nostro cervello è legato al passato, anche semplicemente per un banale discorso di sopravvivenza. Il cervello è legato al passato perché il fatto di conservare informazioni è prezioso per la sopravvivenza. Ma in alcuni casi, restare legati a situazioni del passato può essere nocivo.
PENSIAMO AL PRESENTE E NON AL PASSATO!
Il passato va lasciato andare, per far spazio al presente. Pensare ad un fatto negativo che mi è successo in passato, può creare una cristallizzazione di quell’evento dentro la mia mente, che penserà che la volta dopo succederà esattamente la stessa cosa. È come se una volta, parlando in pubblico, ti fossi bloccato e adesso avessi l’ansia ogni volta che devi parlare in pubblico. Ricorda però che ogni momento è diverso da quello precedente e da quello successivo. Vivi nel presente, molte delle cose più nefaste che ti immagini, non si avvereranno mai!
LA MENTE PUO’ ESSERE ALLENATA A PENSARE POSITIVAMENTE
Cos’è l’autostima per lo sportivo? È la differenza tra l’obiettivo che si pone e la sua abilità nel raggiungerlo. Se l’atleta non crede di avere le capacità per raggiungere l’obiettivo, non lo raggiungerà e si creerà un meccanismo per cui non avrà fiducia nelle proprie risorse. Se invece crederà in sé stesso, raggiungerà l’obiettivo, avrà fiducia in sé stesso e sarà determinato nel portare avanti l’impegno anche se le cose non andranno sempre come voluto o sperato e si assumerà la responsabilità se non arriverà la vittoria.
L’atleta che crede in sé stesso, ma questo vale per qualsiasi persona che ha fiducia nelle proprie capacità, vede i momenti di crisi come opportunità per capire che cosa non ha funzionato e porre rimedio, per individuare le proprie risorse o debolezze e cercare di lavorarci su. Al contrario, l’atleta che resta nel pensiero negativo, non vede i propri punti di forza e utilizza le proprie risorse al minimo del rendimento.
Ascoltiamo il nostro dialogo interno, prendiamo consapevolezza delle nostre emozioni, paure, di ciò che ci sta succedendo, del perché ci comportiamo in determinati modi e non in altri. A tutto c’è una spiegazione. Ogni ostacolo che impedisce il raggiungimento degli obiettivi dell’atleta e/o della squadra va preso in considerazione, capito e poi trasformato.
DIMMI DOVE VUOI ARRIVARE E IO TI PREPARERO’ PER FARLO
Lo Sport coaching è un processo che serve a migliorare la motivazione, la performance e l’allenamento, sia negli sport individuali che in quelli di squadra. Io ti aiuto nel raggiungimento degli obiettivi sportivi che ti prefissi. Come nel life coaching, la sessione si snoda attraverso una serie di domande che mi permettono di capire dove vuoi arrivare, in che modo, il contesto nel quale ti trovi, eventuali ostacoli e resistenze e capire come possiamo gestirle e trasformarle in punti di forza.
LA PERFORMANCE SPORTIVA È INFLUENZATA DALLA CONCENTRAZIONE, DALLO STATO EMOTIVO DELL’ ATLETA, DALLA MOTIVAZIONE, DALLA CAPACITA’ DI CORREZIONE DEL GESTO TECNICO.
In questo ambito lavoro con professionisti del settore sportivo, ma anche con chi pratica sport a livello dilettantistico. Lavoro con chi vuole allenarsi in maniera migliore per aumentare le proprie performance, con chi vuole gestire l’ansia della gara, lo stress dell’allenamento o il recupero del post allenamento, con chi non riesce a conciliare il lavoro, la famiglia e lo sport perché gli manca una corretta gestione del tempo o non riesce a dare delle priorità alle cose da fare. Lavoro con chi vorrebbe iniziare un percorso sportivo.
Purtroppo, mi rendo conto che spesso gli atleti si concentrano troppo sul potenziamento della tecnica e molto poco sull’aspetto mentale, che invece è la parte fondamentale della prestazione.
A tal proposito mi viene sempre in mente questa domanda, che rivolgo a me stessa quando mi alleno: perché io, quando faccio meditazione per tre minuti prima di un allenamento, rendo molto meglio? Perché il mio corpo si rilassa, si concentra, immagazzina energia e scarica parte dell’ansia e dello stress.
Questo vale anche per gli allenatori, che a volte utilizzano parole sbagliate e non si rendono conto che, così facendo, scaricano l’atleta. Invece dovrebbero tenere alto il pensiero positivo. Gli allenatori devono essere motivatori! Gli allenatori allenano la parte fisica, lo sport coach allena la parte mentale. Entrambi sono complementari e lavorano nella stessa direzione per il raggiungimento di risultati eccellenti.
Se siamo sicuri delle nostre capacità, se siamo sicuri di essere preparati e di avere le capacità tecniche per farcela, siamo carichi e tranquilli, meno tesi. Se ci sentiamo in grado di gestire la sfida, riusciamo a gestire meglio i nostri stati emotivi.
LA MOTIVAZIONE: IL CARBURANTE CHE CI FA AGIRE
La motivazione è il vero carburante per essere “vincenti”, perché ci porta ad impegnarci e a prepararci. La motivazione va mantenuta a livelli alti.
La motivazione intrinseca è una spinta interiore che ci spinge ad agire solo per appagamento personale nel raggiungimento di un obiettivo. La motivazione estrinseca, invece, è la spinta che ci dà il riconoscimento di un premio, di una ricompensa dall’esterno.
Inutile dire che la motivazione intrinseca è molto più potente di quella estrinseca, perché parte da un appagamento personale che non può essere comprato né con il denaro, né con riconoscimenti e promozioni. In questo caso l’atleta gareggia per vedere quanto può superarsi e la vera sfida è con sé stess*. Proprio per questo ha più coscienza dei propri limiti e dei propri punti di forza. Questi atleti sono anche più coscienti che il loto successo o insuccesso dipende interamente da sé stessi (responsabilità).
Come tenere alta la motivazione?
- avere un obiettivo per noi importante. Senza di questo non c’è motivazione;
- Il nostro obiettivo deve essere gratificante per noi, dobbiamo sentire che il suo raggiungimento ci porterà piacere. Dobbiamo investire nel nostro progetto;
- suddividere l’obiettivo generale in obiettivi più piccoli, chiari e realistici e quando ne raggiungiamo uno, premiamoci!
- riconosciamo in nostri progressi e step raggiunti;
- condividiamo i nostri traguardi con le persone importanti per noi. Questo ci gratificherà immensamente;
- focalizziamoci sempre sull’obiettivo, ogni qual volta lo perdo di vista.